Page 416 - Jane Eyre
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— È l'ansia del viaggio di domani che ve lo impedi-
           sce, Jane? È il pensiero di andare a Londra che vi toglie
           l'appetito?
              — Stasera i progetti d'avvenire non mi appaiono ben
           chiari e non posso dire quali sono le idee che mi passa-
           no per la mente; mi pare che nulla abbia aspetto di real-
           tà.
              — Eccettuato me; sono di carne e d'ossa; toccatemi.
              — Voi sopratutto, signore; mi pare che siate un fanta-

           sma; un vero sogno.
              Mi stese la mano, ridendo. — È sogno questa? — dis-
           se, ponendomela sott'occhio.
              Aveva una mano forte, muscolosa e vigorosa come il
           braccio lungo e poderoso.
              — Sì, quando la tocco è un sogno, — dissi allonta-
           nandola dal mio viso. — Signore, avete terminato di ce-
           nare?
              — Sì, Jane.
              Sonai e feci portar via il vassoio. Quando fummo di
           nuovo soli, attizzai il fuoco e mi sedei su un sedile bas-
           so, ai piedi del mio padrone.
              — È quasi mezzanotte, — dissi.
              — Sì, ma rammentatevi, Jane, che mi avete promesso
           di vegliare insieme con me la notte prima del matrimo-
           nio.
              — Sì, e manterrò la promessa, almeno per un paio
           d'ore, perché non ho voglia di andare a letto.
              — Sono terminati tutti i preparativi?
              — Tutti, signore.


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