Page 411 - Jane Eyre
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Aspettavo che tornasse per sollevare il mio spirito e
           cercare con lui la soluzione dell'enigma, che mi tormen-
           tava.
              Lettori, aspettate con me e sarete a parte della confi-
           denza, quando gli rivelerò il segreto.
              Mi diressi verso il pomario, per trovar riparo contro il
           vento di mezzogiorno che aveva soffiato fin dalla matti-
           na, senza procurarci il sollievo della pioggia.
              Invece di cessare, aumentava; gli alberi s'inchinavano

           tutti dallo stesso lato senza torcersi mai in direzione di-
           versa, e appena una volta in un'ora rialzavano la vetta,
           tanta era la forza del vento, che facevali piegare verso
           settentrione. Le nubi correvano rapide e dense da un
           polo all'altro, e in quella giornata di luglio non avevo
           veduto un lembo di cielo azzurro.
              Provavo un piacere selvaggio a correre sotto il vento
           e a stordire il mio spirito conturbato, in mezzo a quel
           torrente d'aria, che ruggiva da ogni lato.
              Dopo aver percorso il viale dei lauri, guardai il casta-
           gno d'India colpito dalla folgore. Era nero e disseccato;
           il tronco spaccato aveva qualcosa di fantastico.
              Le due parti dell'albero non erano completamente di-
           vise fra loro; le forti radici le univano ancora, ma la vita
           comune era distrutta; il succo comune non poteva più
           scorrere.
              Da ogni lato i grandi rami ricadevano morti, e alla
           prima tempesta invernale l'albero sarebbe caduto certo,
           ma per allora era una rovina, e una rovina intera.




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