Page 408 - Jane Eyre
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stanza, mi alzai e dissi con la solita maniera rispettosa:
           "Vi auguro la buona notte, signore" e uscii dalla stanza.
              Io continuai questo sistema per le quattro settimane
           che seguirono, col miglior esito possibile. Spesso egli
           era rude e di cattivo umore, ma mi accorgevo che era
           sempre nella stessa disposizione d'animo rispetto a me:
           una sottomissione da agnellino, una dolcezza da torto-
           rella avrebbe eccitato il suo dispotismo, mentre questa
           condotta, che pur lo irritava, era approvata dal suo crite-

           rio, dal suo buon senso e rispondeva meglio ai suoi gu-
           sti.
              In presenza di altre persone, ero verso di lui rispettosa
           e deferente; una condotta diversa sarebbe stata riprensi-
           bile; ma nelle conversazioni serali lo irritavo e lo afflig-
           gevo. Egli continuava a farmi chiamare appena l'orolo-
           gio suonava le sette e appena comparivo non mi chia-
           mava il suo "amore", la sua "cara," anzi mi trattava da
           "bambola provocante," da "fata maliziosa," spirito mo-
           bile. Le boccacce avevano sostituito le carezze, e invece
           di strette di mano mi dava pizzicotti nel braccio, e in
           luogo di baci tiratine di orecchio.
              Ero contenta e preferivo quegli sgarbi alle tenerezze.
              Mi accorgevo dell'approvazione della signora Fairfax;
           ella non era più impensierita per me. Talvolta il signor
           Rochester diceva che era stanco e che presto si sarebbe
           vendicato.
              Io rideva di sottecchi a quella minaccia. "Posso co-
           stringervi ora a esser ragionevole, — pensavo, — e se
           un mezzo perde la sua efficacia, ne troveremo un altro."


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