Page 404 - Jane Eyre
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Egli mi chiamò presso di sé ogni sera. Gli avevo pre-
           parato una occupazione, perché non volevo che le nostre
           conversazioni si prolungassero troppo.
              Sapevo che aveva una bella voce e che come tutti
           quelli che cantano bene, si divertiva a cantare. Io non
           cantavo bene e, come me lo aveva detto, non sapevo
           neppur sonare con gusto, ma piacevami molto di udir la
           musica bene eseguita.
              Appena il crepuscolo, quell'ora delle romanze, inco-

           minciò a stendere il suo dolce velo stellato sul cielo,
           aprii il pianoforte e lo supplicai di cantare.
              Mi rispose che era un essere capriccioso e che lo
           avessi fatto un'altra volta, ma io lo assicurai che il mo-
           mento non poteva esser più propizio.
              — Vi piace la mia voce? — mi domandò.
              — Moltissimo.
              Non ero solita lodarlo, ma quella volta eccitai la sua
           vanità per riuscire nell'intento.
              — Allora accompagnatemi, Jane.
              — Cercherò di farlo, signore.
              Tentai infatti, ma poco dopo mi fece alzare dallo sga-
           bello, dicendomi:
              — Strimpellatrice!
              Essendo stata spinta da parte senza cerimonie (era ap-
           punto quel che volevo), prese il mio posto e s'accompa-
           gnò da sé, perché suonava anche bene.
              Io mi nascosi dietro la finestra, e, mentre guardavo gli
           alberi e i prati, cantò le seguenti parole su un'aria dolce
           e soave.


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