Page 409 - Jane Eyre
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Però il mio compito non era facile; spesso avrei pre-
           ferito compiacerlo anzi che irritarlo.
              Il mio fidanzato mi era caro più che tutto al mondo,
           più ancora che la mia speranza nel cielo.
              Egli si era frapposto fra me e ogni pensiero di religio-
           ne, come un oggetto che eclissasse il sole.
              Il pensiero della creatura non mi riconduceva a quello
           di Dio, perché del mio sposo avevo fatto un idolo.




                                          V.


              Il mese assegnato dal signor Rochester era trascorso e
           le ore che mi dividevano dal matrimonio erano contate e
           non era possibile di ritardare la cerimonia, perché tutto
           era pronto.
              Io, almeno, non avevo più nulla da fare; i bauli erano
           chiusi, legati e allineati lungo il muro della mia camera,
           il giorno dopo dovevan fare con me il viaggio di Lon-
           dra, o piuttosto con una Jane Rochester, una persona che
           non conoscevo ancora. Dovevano soltanto essere incol-
           lati gl'indirizzi, che erano già posati sui bauli.
              Il signor Rochester li aveva scritti da sé all'indirizzo
           della "Signora Rochester, albergo **, Londra."
              Io non avevo potuto decidermi ad affiggerli o a farli
           affiggere sui bauli. La signora Rochester! Essa non esi-
           steva e non sarebbe potuta nascere prima della mattina
           seguente alle otto.





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