Page 413 - Jane Eyre
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Quando tutti questi preparativi furono terminati ero
più agitata che mai, e non potevo né star seduta, né ri-
manere in casa.
Un piccolo orologio della biblioteca e quello grande
del salotto suonarono insieme le dieci.
— Com’è tardi! — esclamai. — Andrò fino ai cancel-
li del parco; la luna comparisce di tanto in tanto; forse
giungerà, ora e, andandogli incontro, eviterò alcuni mo-
menti d'attesa.
Il vento soffiava nei grandi alberi piantati ai due lati
della porta, ma, per quanto spingessi lungi lo sguardo,
non vidi nulla sulla strada, che era tranquilla e solitaria.
Quando le nuvole oscuravano la luna, quella via mi
pareva una lunga linea smorta e deserta.
Una lagrima mi oscurò la vista, lagrima di delusione e
d'impazienza: la rasciugai tutta vergognosa e continuai a
errare; la luna era scomparsa del tutto dietro fitti nuvo-
loni, la notte si faceva sempre più buia, la pioggia au-
mentava.
— Vorrei che giungesse! Vorrei che giungesse! —
esclamai, presa dalla tristezza. — Speravo che tornasse
prima del tè; ecco la notte, che cosa può farlo ritardare?
Gli è forse successo qualcosa?
L'avvenimento della notte precedente mi ritornò al
pensiero; vidi in esso l'annunzio di una sventura.
Avevo paura che le mie speranze fossero troppo belle
per potersi realizzare; ero stata tanto felice negli ultimi
tempi e temevo che la mia felicità avesse descritta la pa-
rabola ascendente e ora incominciasse a declinare.
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