Page 414 - Jane Eyre
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— Ebbene! — pensavo, — non posso tornare a casa,
           non mi riuscirebbe di aspettarlo accanto al fuoco, sapen-
           dolo fuori con questo tempaccio. Preferisco sentir la
           stanchezza delle membra anziché la tristezza del cuore;
           voglio andargli incontro.
              Uscii: camminavo presto, ma non mi spinsi lontano.
              Non avevo fatto un quarto di miglio che sentii il pas-
           so di un cavallo; un cavaliere giunse di galoppo e un
           cane gli correva accanto.

              Non più tristi presentimenti; era lui! giungeva monta-
           to su Mesrour e seguito da Pilato.
              Mi vide, perché la luna s'era liberata dalle nubi e bril-
           lava nel cielo; prese il cappello e lo agitò per aria ed io
           gli corsi incontro.
              — Ah! — esclamò stendendomi la mano e abbassan-
           dosi verso di me. — Non potete evitarmi; mettete il pie-
           de sullo sprone mio, datemi tutte e due le mani e salite.
              Obbedii e la gioia mi rese agile; ebbi un bacio e sop-
           portai meglio che potessi il trionfo. Nella sua esaltazio-
           ne egli esclamò:
              — È forse accaduto qualcosa, Jane? Vi vedo venirmi
           incontro a ora così tarda?
              — No, ma mi pareva che non sareste tornato più e
           non potevo aspettarvi tranquillamente a casa, sopratutto
           con quest'acqua e con questo vento.
              — È vero, piove e tira vento e voi siete bagnata come
           una ninfa delle fonti; avvolgetevi nel mio mantello; mi
           pare, Jane, che abbiate la febbre; le labbra e le gote vi
           bruciano. Vi domando ancora se è successo qualcosa.


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