Page 400 - Jane Eyre
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Dopo molto discutere, perché era inflessibile come un
masso, si decise a prendere un vestito di raso nero e un
altro di seta color perla.
— Saranno buoni per ora, — disse, — ma in seguito
dovrete splendere come un'aiuola fiorita.
Fui ben contenta quando uscimmo dalla bottega di se-
terie e da quella dell'orefice.
Più mi faceva doni, e più le guance si coprivano di
rossore per l'umiliazione che provavo.
Quando mi sedei in carrozza, scossa e febbricitante,
mi rammentai di quello che in tanta agitazione aveva del
tutto dimenticato: della lettera di mio zio alla signora
Reed, della intenzione che egli aveva di adottarmi e di
lasciarmi il suo. — Sarebbe un sollievo per me, — pen-
sai, — di aver qualcosa del mio; non posso sopportare
di esser vestita come una bambola del signor Rochester,
e di vedermi inondata, come Danae, da una pioggia d'o-
ro. Appena tornerò a casa, scriverò a Madera allo zio
John e gli dirò che sto per maritarmi. Se fossi certa di
aumentare un giorno il patrimonio del signor Rochester,
sopporterei più facilmente le spese che ora fa per me.
Un poco sollevata da quel pensiero (che subito misi
in esecuzione, scrivendo a Madera) mi arrischiai a in-
contrare lo sguardo del padrone, che cercava sempre il
mio, benché io lo evitassi.
Egli mi sorrise e mi parve che quel sorriso dovesse
esser simile a quello che un sultano in un giorno d'amo-
re e di felicità accorda a una schiava arricchita dal suo
oro e dalle sue gemme. Respinsi la mano, che sempre
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