Page 420 - Jane Eyre
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una situazione più elevata, sposando una borsa o un tito-
lo.
— Come leggevate bene in me, piccola strega! —
disse il signor Rochester. — Ma che cosa trovaste nel
velo oltre i ricami? Nascondeva un veleno o un pugnale,
che il vostro sguardo si fa così cupo?
— No, signore. Quel sottile e ricco lavoro non na-
scondeva niente altro che l'orgoglio dei Rochester; ma
non mi sgomenta più, perché lo conosco.
"Ma, signore, più l'aria si oscurava, più aumentava il
vento.
"Iersera non soffiava con tanto impeto come oggi, ma
faceva udire un gemito triste e più lugubre; avrei deside-
rato che foste in casa.
"Entrai qui: la vista della poltrona vuota e del fuoco
spento mi agghiacciò.
"Qualche tempo dopo andai a letto, ma non potei dor-
mire; ero agitata da un'ansia che non sapevo spiegarmi;
il vento, che rinforzava sempre, pareva che volesse co-
prire qualche suono doloroso.
"Sulle prime non potei rendermi conto se que' suoni
venivano dalla casa o dal di fuori; si rinnovavano conti-
nuamente, del pari dolorosi e vaghi; alla fine pensai che
fosse un cane, ululante in lontananza. Mi sentii sollevata
quando quel rumore cessò; ma quella notte buia e triste
mi perseguitò ne' miei sogni; anche dormendo continua-
vo a desiderare la vostra presenza, e provavo vagamente
il sentimento penoso che una barriera ci separasse. Al
principio del mio sonno, credevo seguire le sinuosità
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