Page 390 - Jane Eyre
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— Ora non siete neppur più cortese, ma a me piace
più la rudezza che la lusinga e preferisco essere una pic-
cina, piuttosto che un angiolo. Ecco che cosa volevo do-
mandarvi: perché vi siete tanto arrabattato per farmi cre-
dere che volevate sposare la signorina Ingram.
— Non volete saper altro? Grazie a Dio non v'è nulla
di male! — e nel dir questo la sua fronte si rasserenò, e
mi accarezzò i capelli come se vedesse dileguarsi un pe-
ricolo. — Credo di potervi confessare, Jane, — disse, —
benché io tema di farvi andare un pochino in collera –
so, Jane, come prendete fuoco quando vi arrabbiate. Ieri
sera al lume di luna eravate piena d'ardimento quando
imprecavate al fato e vi dichiaravate mia eguale, perché
siete voi, Jane, che l'avete detto!
— Sicuro, lo dissi; ma ritornate in carreggiata, fatemi
il piacere, signore.... parlatemi della signorina Ingram.
— Ebbene, facevo la corte alla signorina Ingram, per-
ché volevo rendervi innamorata pazza di me, come ero
di voi; sapevo che la gelosia era il mezzo più sicuro per
giungere all'intento.
— Bel mezzo! Come vi rimpicciolisce! non siete più
grande ora ai miei occhi del mio dito mignolo. È una
vergogna, un vero scandalo di aver operato così. Non
pensavate punto, signore, ai sentimenti della signorina
Ingram?
— I sentimenti di lei sono tutti assorbiti dall'orgoglio
ed è bene che questo sia umiliato. Eravate gelosa, Jane?
— Neppur per sogno, signor Rochester. — Del resto
non deve importarvi di saperlo. Rispondetemi franca-
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