Page 383 - Jane Eyre
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— Venite a darmi il buon giorno! — esclamò.
Mi avanzai sorridendo e quella volta non ricevei una
fredda parola o una stretta di mano soltanto, ma un ab-
braccio e un bacio.
Mi pareva naturalissimo di essere amata ed accarez-
zata da lui.
— Jane, siete fiorente, gaia e bella, — disse egli, —
siete davvero bella stamane. È questa la mia piccola e
pallida silfide? Che visino allegro, che guance fresche,
che labbra rosee; e come sono bruni e lucenti i capelli,
bruni e brillanti gli occhi! — Avevo gli occhi verdi, ma
bisogna scusare lo sbaglio, perché pare che per lui si
fossero trasformati.
— Sì, signore, sono Jane Eyre.
— Che sarà presto Jane Rochester, — soggiunse. —
Fra quattro settimane, Jane, non un giorno di più: avete
capito?
Non potevo capire ancora: ero sbalordita. Il sentimen-
to che mi destò quell'annunzio non fu soltanto di gioia:
ero sbalordita, quasi paurosa.
— Prima eravate rossa, ora siete pallida, Jane; per-
ché?
— Perché mi avete dato un nuovo nome: Jane Roche-
ster, ed ha suonato stranamente al mio orecchio.
— Sì, la signora Rochester, — disse, — la giovane si-
gnora Rochester, la fidanzata di Fairfax Rochester.
— Non può essere, signore, non suona bene. Gli esse-
ri mortali non godono mai di una completa felicità nel
mondo. Io non sono nata per avere un destino diverso
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