Page 380 - Jane Eyre
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— Ed io pure, — pensai, — sarei rimasta con voi, —
e forse l'avrei detto, se un chiarore livido e vivo, sprigio-
nandosi da una nuvola che fissavo, non avesse squarcia-
to l'aria.
La saetta fu seguita dal rumore spaventoso di un tuo-
no.
Pareva che il fulmine fosse caduto accosto a noi, e io
pensai soltanto a nascondere gli occhi abbacinati sulla
spalla del signor Rochester.
L'acqua veniva giù a rovesci.
Noi corremmo a casa, ma eravamo tutti bagnati prima
di giungervi.
Nel vestibolo il signor Rochester mi tolse lo scialle e
scuoteva l'acqua che scorreva dai miei capelli sciolti,
quando dalla sua stanza uscì la signora Fairfax.
Né io, né il signor Rochester la vedemmo subito.
Il lume era acceso e l'orologio segnava la mezzanotte.
— Toglietevi subito questi vestiti bagnati, — mi dis-
se, — e ora buona notte.
Nell'uscire dalle sue braccia, guardai intorno a me,
scorsi la vedova pallida, grave, meravigliata.
Le sorrisi soltanto e corsi su per le scale.
"Tutto si spiegherà col tempo" pensai.
Però nel giungere in camera mi dispiacque che ella
potesse giudicarmi male, anche temporariamente, da
quanto aveva veduto, ma dopo un istante la gioia can-
cellò ogni altro sentimento.
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