Page 368 - Jane Eyre
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Camminavo sull'erba affinchè la mia presenza non
           fosse segnalata dallo scricchiolio della ghiaia; il signor
           Rochester era a un paio di metri dal punto dal quale do-
           vevo passare, ed era assorto nella contemplazione del-
           l'insetto. Ma quando passai accanto alla sua ombra, mi
           disse tranquillamente e senza voltarsi:
              — Jane, venite a vedere quest'insetto.
              Non avevo fatto rumore, non aveva gli occhi di die-
           tro; la sua ombra mi aveva dunque sentita! Mi scossi e

           poi andai accanto a lui.
              — Guardate queste ali, — mi disse. — Questo insetto
           mi rammenta quelli delle Indie. È raro di vedere in In-
           ghilterra un così grosso e gaio insetto notturno: ecco! è
           volato.
              L'insetto se n'era andato e io stavo per seguirlo, ma,
           quando uscivo, il signor Rochester mi disse:
              — Tornate, sarebbe vergogna di stare in casa con una
           serata tanto bella, e nessuno può desiderar di dormire
           quando il sole è appena coricato e sorge la luna.
              Benché abbia la lingua pronta alla risposta, mi avvie-
           ne spesso di non trovare una scusa, e questo accade
           sempre quando un pretesto plausibile potrebbe evitarmi
           un imbarazzo penoso.
              Non desideravo passeggiare a quell'ora col signor Ro-
           chester nello scuro pomario, ma non seppi trovare nes-
           suna scusa per lasciarlo.
              Lo seguii lentamente, occupata a trovare un mezzo
           per liberarmi; ma egli era così calmo e grave, che ebbi
           vergogna del mio turbamento; se era mal fatto ciò che


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