Page 366 - Jane Eyre
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il loro splendore, le siepi e i boschi folti di fogliame e
           scuri, contrastavano con l'erba fresca e chiara dei prati.
              Un giorno Adele, stanca di aver colto tutto il giorno le
           more a Hay-Lane, era andata a letto col sole; quando
           vidi che dormiva, scesi in giardino.
              Era l'ora più bella delle ventiquattro. Il calore ardente
           della giornata era cessato e una benefica rugiada cadeva
           sulle pianure inaridite, sulle montagne disseccate.
              Nel giorno il sole aveva brillato senza nubi; in quel

           momento tutto il cielo era di porpora.
              I raggi del sole cadente si erano concentrati sopra a
           picco e brillavano come fiamma di fornace ardente, e di
           là, più dolci, si stendevano su tutto il cielo.
              L'Oriente aveva pure la sua attrattiva, col suo cielo di
           un cupo azzurro, in cui splendeva la solinga stella ve-
           spertina; la luna, ancora nascosta all'orizzonte, doveva
           presto inondare la campagna con i suoi miti raggi.
              Passeggiai un poco sul marciapiede intorno alla casa,
           ma un ben noto odor di sigaro che partiva dalla finestra
           della biblioteca, giunse fino a me. Sapendo che da quel-
           la finestra potevo essere osservata, andai nel pomario.
              Era un luogo riparato, e simile a un Eden, pieno di al-
           beri e olezzante di fiori.
              Un muro alto dividevalo dalla corte da un lato, e un
           viale di faggi dal giardino.
              In fondo vi era una barriera caduta, che lo separava
           soltanto dai campi; una viottola tortuosa, limitata da lau-
           ri, terminava con un gigantesco castagno d'India, circon-
           dato da un sedile.


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