Page 362 - Jane Eyre
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Le sue ultime parole erano state un balsamo; mi pare-
           va che significassero che non eragli punto indifferente
           di esser dimenticato da me.
              Poi aveva chiamato Thornfield la mia casa. Quanto
           avrei desiderato che tale fosse davvero!
              Pareva che non avesse voglia di allontanarsi dalla
           scaletta, e io non osavo chiedergli di farmi il posto per
           sedere.
              Gli domandai se era stato a Londra.

              — Sì, e suppongo che ve l'abbia comunicato la vostra
           seconda vista.
              — La signora Fairfax me lo scrisse.
              — E vi disse perché?
              — Sì, signore, tutti lo sapevano.
              — Dovete vedere la carrozza, Jane, e dirmi se è adat-
           tata per la signora Rochester, e se ella, seduta su quei
           guanciali rossi, non somiglierà alla regina Boadicea.
              "Vedete,   Jane,   vorrei   che   il   mio   aspetto   stonasse
           meno col suo; ditemi, fatina, non potreste farmi un in-
           cantesimo, o darmi un balsamo che mi rendesse bello?
              — Ciò oltrepassa il potere della magia, signore; — e
           aggiunsi fra me:
              "Un occhio che ama ecco l'incanto, e per quell'occhio
           voi siete bello abbastanza, e l'espressione tetra del vo-
           stro volto è più efficace della bellezza."
              Il signor Rochester aveva spesso letto nei miei pen-
           sieri con un acume incomprensibile. In quel momento
           egli non fece attenzione alla mia breve risposta; egli mi
           sorrise, con uno di quei sorrisi che gli erano proprii e


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