Page 360 - Jane Eyre
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Non avevo da traversare che un paio di prati e la stra-
da prima di passare le porte della villa; i cespugli erano
pieni di rose, ma non avevo tempo di coglierle, tanto
avevo fretta di giungere.
Passai dinanzi a una pianta di rose canine, che man-
dava i suoi tralci fioriti fino a metà della via, vidi la sca-
letta stretta con i gradini di pietra e vidi il signor Roche-
ster seduto, con un taccuino e una matita in mano, che
scriveva.
Non era un fantasma, eppure ricevei una scossa in
ogni nervo e mi sentii mancare; un momento ancora e
sarei stata davanti al padrone. Che cosa era accaduto?
Non credevo che nel vederlo avrei tremato così, e che la
sua presenza mi avrebbe paralizzata la lingua e i movi-
menti.
Volevo tornare addietro, appena avessi potuto; non
volevo sembrare pazza.
Non conoscevo un'altra via, ma anche se l'avessi co-
nosciuta, non mi sarebbe giovato a nulla, perché mi ave-
va veduta.
— Olà! — gridò posando il libro, — eccovi tornata;
venite qui, di grazia!
Credo di essermi accostata a lui, benché non sappia
dir come; avevo appena coscienza di ciò che facevo, e il
mio solo desiderio consisteva nell'apparir calma, e so-
pratutto nel dominare i muscoli ribelli del viso, che si
ostinavano a esprimere quello che volevo nascondere.
Fortunatamente avevo il velo e lo abbassai.
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