Page 358 - Jane Eyre
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Avevo ricevuto una lettera dalla signora Fairfax, con
           la quale mi annunziava che gli ospiti avevano lasciato la
           villa; il signor Rochester era andato a Londra tre setti-
           mane prima, ma era aspettato di nuovo.
              La vedova aggiungeva che era andato per i preparati-
           vi del matrimonio e per comperare una nuova carrozza.
              Ella diceva inoltre che quel matrimonio con la signo-
           rina Ingram parevale sempre strano, ma a quanto asseri-
           vano tutti e da quello che aveva veduto da sé, non pote-

           va più dubitare che non fosse celebrato in breve. — Sa-
           reste bene incredula, se dubitaste ancora.
              Ma io non potevo più dubitare. E domandavo a me
           stessa dove sarei caduta; e sognai la signorina Ingram
           tutta la notte; in un sogno chiaro la vidi chiudere dinanzi
           a me le porte di Thornfield e accennarmi la strada; il si-
           gnor Rochester, con le braccia incrociate, rideva sardo-
           nicamente dietro di me e di lei.
              Non avevo annunziato alla signora Fairfax il giorno
           preciso del mio ritorno, perché non desideravo che mi
           mandasse la carrozza a Millcote; volevo fare la via a
           piedi; e dopo aver lasciato all'albergatore il baule, partii
           una sera di giugno alle sei per Thornfield, seguendo
           l'antica via attraverso i campi, che era poco frequentata.
              Era una dolce e calma serata d'estate, ma non brillan-
           te e splendida.
              Lungo la via i falciatori di fieno lavoravano ancora, e,
           nonostante alcune nuvole, il cielo prometteva ancora il
           bel tempo, ed era dolce e sereno nei punti in cui si scor-
           geva.


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