Page 350 - Jane Eyre
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stesa sul letto di morte, ella bramava tornare nel seno
del Padre Celeste. A un tratto una voce debole mormorò:
— Chi c'è?
Sapevo che la signora Reed non aveva parlato da di-
versi giorni; migliorava forse? Mi accostai a lei e dissi:
— Io, zia Reed.
— Chi, io? — rispose. — Chi siete?
Poi mi fissò con uno sguardo meravigliato, sgomento,
ma non smarrito.
— Non vi conosco; dov'è Bessie?
— È nella sua casa, zia.
— Zia! — ripetè, — chi mi chiama zia? Voi non siete
una Gibson; eppure vi conosco; questo viso, questi oc-
chi, questa fronte mi sono familiari; voi somigliate....
ma voi somigliate a Jane Eyre!
Non risposi: avevo paura di farle male dicendole chi
ero.
— Sì, — disse, — dubito d'ingannarmi; desideravo di
vedere Jane Eyre, e mi figuro esista una somiglianza che
non c'è; del resto, in otto anni deve esser cambiata.
L'assicurai dolcemente che ero proprio quella che cre-
deva riconoscere e che bramava vedere. Le spiegai che
il marito di Bessie era venuto a prendermi a Thornfield.
— Sì, so che sono molto malata, — riprese dopo un
certo tempo. — Poco fa ho voluto voltarmi e non mi
sono potuta muovere. È meglio che mi liberi da un peso
prima di morire. Nello stato in cui sono pare opprimente
anche quello che pare leggiero quando si sta bene. C'è
l'infermiera qui, oppure siete sola?
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