Page 341 - Jane Eyre
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La sentivo lamentare tutta la notte nella culla; non sape-
va gridar forte come gli altri bimbi. Reed la compiange-
va e la cullava e l'accarezzava come se fosse stata sua.
Cercava anche di far amare dai nostri bimbi quella pic-
cina stracciona, ma i bimbi non la potevano soffrire, e
quando lo dimostravano, egli andava in collera. Nella
sua ultima malattia, la voleva sempre accanto al letto e
un'ora prima di morire, mi fece giurare di tener sempre
Jane con me.
“Sarei stata più contenta di prender cura di una pove-
ra uscita da un ospizio.
“Ma Reed era debole, debole.
“John non somiglia a suo padre e mi fa piacere; John
somiglia a’ miei fratelli; è un vero Gibson. Vorrei che
non mi tormentasse più con le sue richieste di danaro!
“Non ho più nulla da dargli; siamo poveri; devo man-
dar via la metà della servitù e chiudere in parte la casa o
lasciarla; che dolore! Due terzi delle rendite se ne vanno
per pagare gl'interessi delle ipoteche. John giuoca orri-
bilmente, e perde sempre, povero ragazzo! È abbattuto,
ha uno sguardo spaventoso, quando lo vedo, mi vergo-
gno di lui e ho paura.
Era agitatissima.
— Credo che farei meglio di andarmene, — dissi a
Bessie che era dall'altra parte del letto.
— Forse sì, signorina. Però le accade spesso di parla-
re così la notte, la mattina è più calma.
Mi alzai.
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