Page 339 - Jane Eyre
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Avevo giurato in altri tempi di non chiamarla più zia;
ma ora parevami giusto di rompere quel giuramento.
Le avevo preso la mano, pendente dal letto, e se in
quel momento avesse stretta affettuosamente la mia, sa-
rei stata contenta.
Ma le nature fredde non si commuovono facilmente e
le naturali antipatie non si sradicano a un tratto.
La signora Reed ritirò la mano e, allontanando la fac-
cia da me, osservò che faceva caldo quella sera.
Ella mi fissò di nuovo, freddamente; da quello sguar-
do capii che i suoi sentimenti verso di me non erano
cambiati e non cambierebbero facilmente.
Capii dai suoi occhi di sasso, inaccessibili alla tene-
rezza e alle lagrime, che era risoluta a considerarmi
sempre come la peggiore delle creature, perché non
avrebbe provato un generoso piacere nel credermi buo-
na, ma soltanto un senso di mortificazione.
Da principio fui afflitta, poi offesa; finalmente volli
dominare la sua natura e la sua volontà.
Le lagrime mi erano salite agli occhi come quando
ero piccina, le ricacciai e accostando una seggiola al let-
to, mi curvai sul capezzale.
— Avete mandato a cercarmi, — dissi, — sono venu-
ta ed è mia intenzione di rimanervi finché non starete
meglio.
— Naturalmente! Avete veduto le mie figlie?
— Sì.
— Ebbene, dite loro che desidero che restiate finché
non vi abbia detto qualcosa che ho nella mente; stasera è
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