Page 335 - Jane Eyre
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stato cambiato; vidi davanti al caminetto lo stesso tappe-
to su cui avevo posato i piedi; nello scaffale credei rico-
noscere i due volumi del Viaggio di Gulliver e delle
Notti Arabe. Gli oggetti inanimati erano gli stessi, ma
sarebbe stato difficile di riconoscere gli esseri viventi.
Vidi dinanzi a me due signorine; una era quasi alta
come Bianca Ingram, molto sottile, gialla e serena nel
volto, aveva qualcosa di scettico. L'estrema semplicità
del vestito nero, del colletto inamidato, dei capelli lisci,
era aumentata da una espressione rigida.
Per tutto ornamento portava un rosario d'ebano, dal
quale pendeva un crocifisso. Capii che doveva essere
Elisa, benché quel viso lungo e scialbo somigliasse ben
poco a quello che aveva prima.
L'altra era certo Georgiana, ma non la Georgiana, che
avevo conosciuta, la piccola fata sottile e snella di undi-
ci anni.
Era una ragazza grossa in tutto lo splendore della bel-
lezza, con lineamenti regolari, occhi azzurri languidi e
capelli biondi ricciuti. Anche lei era vestita di nero, ma
l'abito differiva essenzialmente nella forma da quello
della sorella; era ampio, elegante e capriccioso, quanto
l'altro aveva la forma puritana.
In ognuna delle due sorelle vi era uno dei tratti della
madre, ma uno soltanto; la maggiore, magra e pallida
aveva lo stesso sguardo della madre; la più giovane e
fiorente ne aveva il mento e il contorno delle guance,
addolciti però; eppure bastavano a darle un'espressione
di durezza, benchè il resto fosse dolce e voluttuoso.
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