Page 332 - Jane Eyre
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— State bene, signorina Eyre; nient'altro?
— No.
— Mi pare un addio molto freddo e poco amichevole:
vorrei altra cosa; una semplice aggiunta al rito consueto.
Una stretta di mano, per esempio; ma no, non basta. Mi
contenterò dunque di dirvi: "State bene, Jane!"
— È sufficiente; un cordiale augurio può essere
espresso dal cuore anche con una sola parola.
— È vero, ma quella frase: "state bene" è fredda.
— Quanto rimarrà ancora con le spalle appoggiate
alla porta? — pensavo. — Vorrei incominciare il baule.
La campana chiamò per il pranzo ed il signor Roche-
ster uscì senza aggiunger sillaba.
Non lo vidi più durante il giorno e la mattina dopo
partii prima che fosse alzato.
Giunsi a Gateshead alle cinque pomeridiane del pri-
mo maggio e mi fermai alla casa del portiere.
Era graziosa e linda; dalle finestre pendevano le tende
di bucato, il pavimento era pulitissimo e il camino di
ferro era lucido.
Bessie era seduta accanto al fuoco e allattava l'ultimo
dei suoi bimbi; gli altri due si baloccavano in un cantuc-
cio.
— Che Iddio vi benedica! Sapevo che sareste venuta,
— esclamò la signora Leaven quando entrai.
— Sì, Bessie, — dissi dopo di averla baciata, — spe-
ro di non giungere troppo tardi. Come sta la signora
Reed? È viva?
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