Page 338 - Jane Eyre
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nuta una settimana o due e vi feci portare il baule. Sul
pianerottolo incontrai Bessie.
— La signora è desta, — mi disse, — l'ho informata
del vostro arrivo. Seguitemi, vedremo se vi riconosce.
Non avevo bisogno di essere guidata nella stanza, che
mi era ben nota, dove ero stata chiamata così spesso per
essere sgridata; passai dunque avanti a Bessie e aprii
piano la porta.
Era già scuro e sulla tavola era stato posto un lume
velato, che illuminava il letto a colonne, le cortine gial-
le, la toilette, la poltrona e il panchetto, dove mi ero do-
vuta inginocchiare tante volte per chiedere scusa di col-
pe che non avevo commesse.
Gettai lo sguardo in un angolo; sicura quasi di veder-
vi una sottile verga, che pareva aspettasse il momento di
colpirmi il collo e le mani.
Mi avvicinai al letto, aprii le cortine chinandomi su
un mucchio di guanciali.
Mi rammentavo bene il viso della signora Reed e cer-
cai nel letto quella nota figura; rividi quegli occhi im-
placabili, quei sopraccigli arcuati, imperiosi e dispotici.
Quante volte nel fissarmi non avevano espresso odio
e minaccia!
Contemplandoli mi tornavano alla mente i miei terro-
ri, le mie tristezze di bimba.
E ora mi chinai e la baciai: ella mi guardò.
— È Jane Eyre? — disse.
— Sì, zia Reed; come state, cara zia!
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