Page 27 - Jane Eyre
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III.
Appena tornai in me pervenni ad uscire da un incubo
spaventoso e di veder dinanzi agli occhi una luce rossa-
stra a strisce nere e fitte.
Sentii alcune voci sommesse coperte dal rumore del-
l'acqua e del vento.
L'agitazione, l'incertezza e un senso di terrore aveva-
no gettata una grande confusione nella mia mente.
Dopo poco mi accorsi che qualcuno si avvicinava a
me, mi sollevava collocandomi in una posizione più co-
moda; nessuno mi aveva mai trattato fino a quel mo-
mento con tanta sollecitudine affettuosa.
Sentii appoggiarmi la testa su un guanciale o su un
braccio, e provai un senso di benessere.
In cinque minuti lo smarrimento era scomparso; mi
accorsi di esser coricata nel mio letto e che la luce ros-
sastra era quella del fuoco.
Era notte; una candela ardeva sulla tavola; Bessie sta-
va ritta a piè del letto con una catinella in mano, e un si-
gnore, seduto al mio capezzale, si chinava su di me.
Provai un indicibile sollievo, un senso di protezione e
di sicurezza, quando mi accorsi che un estraneo era in
camera mia, un individuo che non apparteneva a Gate-
shead nè alla famiglia della signora Reed.
Volgendo lo sguardo da Bessie, benché la sua presen-
za mi fosse molto meno incresciosa che quella di Abbot,
esaminai il volto dell'estraneo. Lo conoscevo, era il si-
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