Page 24 - Jane Eyre
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ler bene e di vedere un'estranea mescolata al gruppo del-
           la sua famiglia.
              Un'idea singolare s'impossessò di me. Non dubitavo,
           non avevo mai dubitato, che se il signor Reed fosse vis-
           suto, non mi avrebbe trattata con bontà, e ora mentre
           guardavo il letto bianco, le pareti scure e che il mio oc-
           chio era attratto di tanto in tanto verso lo specchio, che
           non mandava altro che cupi riflessi, mi tornava alla
           mente ciò che avevo udito dire sui morti, turbati nel ri-

           poso della tomba dalla violazione delle loro ultime vo-
           lontà, che ritornano sulla terra per punire lo spergiuro e
           vendicare l'oppresso.
              Pensavo che lo spirito del signor Reed, oppresso dalle
           sofferenze imposte alla figlia della sorella, poteva la-
           sciare la sua dimora, fosse questa sotto la vòlta della
           cappella o nell'ignoto mondo dei trapassati, e apparirmi
           in quella camera. Mi asciugai le lagrime, repressi i sin-
           ghiozzi, temendo che la manifestazione troppo violenta
           del dolore non destasse qualche voce soprannaturale e
           consolatrice, e non facesse uscire dall'oscurità qualche
           figura, circondata da un'aureola, che si chinasse su di
           me esprimendomi la sua strana compassione; perché
           sentivo che questa idea, confortante in teoria, doveva es-
           sere terribile nella realtà e mi studiavo di scacciare quel
           pensiero e di esser forte.
              Rialzando i capelli che mi cadevano sugli occhi, get-
           tai uno sguardo risoluto intorno a me, nella camera buia;
           in quel momento un lume scintillò sulla parete.




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