Page 23 - Jane Eyre
P. 23
Sentivo la pioggia battere contro i vetri delle scale, e
il vento mugolare; a poco a poco mi sentii gelare e per-
detti ogni coraggio.
La consuetudine che avevo presa di essere umile, di
dubitare di me stessa, di essere repressa smorzò la mia
collera morente.
Tutti erano cattivi e forse ero cattiva anch'io: non ave-
vo forse concepita l'idea di lasciarmi morir di fame?
Quello era certo un crimine; ero forse atta a morire? Op-
pure la volta sotto la cappella di Gateshead era un sog-
giorno attraente?
Mi era stato detto che sotto quella vòlta riposava il si-
gnor Reed; questo pensiero mi ricondusse e m'ispirò ri-
flessioni spaventose.
Non potevo rammentarmi di lui, ma sapevo che era
mio zio, il fratello di mia madre, che mi aveva presa in
casa sua quando ero rimasta orfana e che nei suoi ultimi
momenti aveva voluto dalla moglie la promessa che
avrebbe continuato a tenermi in casa e a trattarmi come
se fossi figlia sua.
La signora Reed credeva senza dubbio di aver mante-
nuto la parola, e ora posso dire che l'aveva infatti mante-
nuta per quanto glielo permetteva il suo naturale; ma
come poteva ella voler bene a un'intrusa che, dopo la
morte del marito, non aveva con lei più nessun legame
di parentela?
Era pentita di essersi impegnata con una promessa so-
lenne a far da madre a una bambina cui non poteva vo-
25