Page 31 - Jane Eyre
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Vano favore! Esso giungeva troppo tardi, come quasi
tutti i favori lungamente desiderati e spesso negati.
Non potei mangiare la torta, e le piume degli uccelli e
le tinte dei fiori mi parvero sbiaditi.
Misi da parte il piatto e la torta.
Bessie mi domandò allora se volevo un libro. Quella
parola libro mi produsse una puntura momentanea. Pe-
raltro le chiesi di portarmi Il viaggio di Gulliver, che era
nella biblioteca. Avevo letto e riletto quel libro sempre
con nuovo piacere.
Prendevo quei racconti come fatti veri e vi trovavo
più soddisfazione che nei racconti delle fate, perché
dopo aver cercato invano le silfidi fra le campanule, i
muschi, le foglie e le edere che coprivano i vecchi muri,
mi ero alfine rassegnata pensando che esse avessero ab-
bandonato l'Inghilterra per rifugiarsi in qualche paese,
ove i boschi fossero più incolti, più folti, dove gli uomi-
ni avessero maggior bisogno di loro, mentre che Lilliput
e Brobdignag erano collocati per me in qualche angolo
della terra, e non dubitavo che un giorno, potendo fare
un lungo viaggio, avrei veduto i piccoli alberi, i piccoli
campi, le piccole case di quel popolo minuscolo; le vac-
che, le pecore, gli uccelli di uno dei regni, o le alte fore-
ste, i cani enormi, i mostruosi gatti, gli uomini immensi
dell'altro impero.
Pure quando quel caro libro fu posto fra le mie mani,
quando mi misi a sfogliarne le pagine, cercando nelle
vignette l'attrattiva che vi avevo sempre trovata, tutto mi
parve cupo e nudo. I giganti non erano più altro che
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