Page 35 - Jane Eyre
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Mentre egli riponeva in tasca la tabacchiera, si sentì
           la campana che annunciava il pranzo della servitù.
              — Vi chiamano, Bessie, — disse il farmacista vol-
           gendosi verso la bambinaia. — Potete scendere; io leg-
           gerò qualche cosa alla signorina Jane, finché non torne-
           rete.
              Bessie avrebbe preferito di rimanere, ma fu costretta
           a scendere, perché sapeva che l'esattezza era un dovere
           che occorreva compiere a Gateshead.

              — Se non è la caduta che vi ha fatto ammalare, che
           cosa è stato dunque? — continuò il signor Lloyd quando
           Bessie se ne fu andata.
              — Mi hanno rinchiusa sola nella camera rossa che è
           visitata la notte da uno spirito.
              Vidi il signor Lloyd sorridere e aggrottare lo sopracci-
           glia.
              — Uno spirito! Siete davvero una piccinuccia se ave-
           te paura degli spiriti!
              — Sì, ho paura dell'ombra del signor Reed, che morì
           in quella camera, e di là fu portato a sotterrare. Né Bes-
           sie né altri entrano la sera in quella stanza, se ne posso-
           no fare a meno, ed è stata una crudeltà di rinchiudermici
           sola senza lume, tanta crudeltà che mi pare di non poter-
           mene scordar mai più.
              — Sciocchezze! E fu quello che vi rese infelice? Ave-
           te paura anche di giorno?
              — No, ma la notte tornerà fra poco; del resto, sono
           infelice per altre ragioni.
              — Quali? Ditene qualcuna.


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