Page 254 - Jane Eyre
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Vidi sorridere anche il signor Rochester. I suoi tratti si
           addolcirono, i suoi occhi si fecero dolci, brillanti e inda-
           gatori.
              Parlava in quel momento con le signorine Eshton e
           mi stupii che esse rimanessero calme dinanzi a quello
           sguardo così penetrante; credevo che avrebbero abbas-
           sato gli occhi e arrossito e fui contenta di non vederle
           punto commosse.
              — Non è per loro quello che è per me, — pensavo. —

           Non ha nulla di comune con la loro indole, e credo che
           abbia molto di comune con la mia. Capisco il linguaggio
           dei suoi movimenti, sento come lui, e nonostante che
           siamo in altra situazione sociale, pure nella testa, nel
           cuore, nei nervi, nel sangue ho qualcosa che forma fra
           noi un'unione spirituale. Alcuni giorni fa ha detto che
           non avevo nulla di comune con lui, altro che i rapporti
           fra padrone e dipendente, ho proibito a me stessa di pen-
           sare a lui, altro che come a un padrone che mi paga, ep-
           pure ho pronunziato una bestemmia. So che devo na-
           scondere i miei sentimenti, soffocare ogni speranza, ri-
           cordarmi che non può badare a me, perché quando dico
           che ha molto di comune con la mia indole, non intendo
           dire che ho la sua forza né la sua attrattiva, ma soltanto
           che ho gusti e sentimenti simili ai suoi. Debbo dunque
           convincermi che saremo separati per sempre, ma che
           debbo amarlo per tutta la vita.
              Fu servito il caffé.
              Dopo l'arrivo degli uomini, le signore erano diventate
           allegre come lodole e la conversazione si fece più ani-


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