Page 248 - Jane Eyre
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Mi volsi per nascondere un sorriso. Vi era qualcosa di
comico e di triste nella devozione innata di quella picco-
la parigina, per tutto quello che si riferiva alla toilette.
A un tratto udii alzarsi diverse persone nella stanza
vicina, fu aperta la portiera che chiudeva l'arco e sotto a
quello comparve un gruppo di signore.
Erano soltanto otto, ma da prima mi parvero di più.
Alcune erano alte, molte vestite di bianco e tutte co-
perte di vesti ampie, ondeggianti, che le rendevano im-
ponenti. Mi alzai e le salutai.
Una o due risposero con un lieve inchinar del capo; le
altre si contentarono di guardarmi.
Si dispersero nella sala. La leggerezza dei loro movi-
menti le faceva somigliare a un gruppo di uccelli bian-
chi; alcune si adagiarono sui sofà, altre si curvarono sul-
le tavole per guardare i libri e i fiori, altre infine forma-
rono un gruppo e si misero a parlare con una voce bassa,
ma chiara, che pareva loro abituale.
Seppi più tardi come si chiamavano, così posso fin
d'ora disegnarle coi loro nomi.
Vidi prima la signora Eshton e le sue due figlie. La
madre doveva essere stata assai bella e si conservava
bene. Amy, la maggiore delle ragazze, era piccola e ave-
va nel volto e nelle maniere qualcosa di piccante, il ve-
stito di mussolina bianca e la cintura celeste armonizza-
vano con quella figurina ingenua e infantile. Sua sorella,
Luisa, era più alta e più elegante e aveva un visino ar-
ruffato. Del resto le due sorelle parevano due gigli.
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