Page 243 - Jane Eyre
P. 243
— Si vestono, — disse Adele, che ascoltava ogni mo-
vimento, e sospirò: — In casa della mia mamma, — ri-
prese, — quando c'era gente, andavo dappertutto, in sa-
lotto e nelle camere, e spesso guardavo le cameriere ve-
stire e pettinare la signora. Mi divertivo tanto; così s'im-
para.
— Avete appetito, Adele?
— Sì, signorina; sono già cinque o sei ore che non ab-
biamo mangiato.
— Ebbene, mentre le signore si vestono, scenderà a
prendere qualcosa.
Uscendo con precauzione dal mio asilo, scesi dalla
scala di servizio che conduceva direttamente in cucina.
Tutti erano in moto; la minestra e il pesce erano cotti
già e il cuoco curvavasi sui fornelli; nel tinello due coc-
chieri e tre servitori erano aggruppati intorno al fuoco e
tutta la servitù avventizia era affaccendata.
Traversai quel caos per andare in dispensa, presi un
pollo freddo, qualche pasticcino, un pane, dei piatti e
delle posate per tornare in fretta nello studio.
Ero entrata nel corridoio, quando un mormorio mi av-
vertì che le signore uscivano dalle camere.
Non potevo giungere allo studio, senza esser veduta
così carica di provvigioni.
Rimasi dunque in quel cantuccio, facendo voti di non
essere osservata.
Le camere si vuotarono, tutte le signore dopo uscite
rimasero un momento aggruppate, parlando con dolce
vivacità.
245