Page 241 - Jane Eyre
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sala da pranzo le credenze erano coperte di ricche por-
cellane.
In tutta la casa i fiori esotici spandevano un forte pro-
fumo.
Nel dopo pranzo la signora Fairfax si mise un bel ve-
stito di raso nero, i guanti e l'orologio d'oro, perché do-
veva ricever gli ospiti e condurre le signore nelle loro
camere.
Anche Adele volle vestirsi, benché fossi convinta che
in quel giorno non sarebbe stata presentata alle signore.
Peraltro permisi a Sofia di metterle un vestito di mus-
solina bianca.
Io invece non cambiai d'abito, persuasa che non mi
avrebbero fatto uscire dallo studio, vero santuario per
me e rifugio nei momenti di turbamento.
Era una calma e serena giornata della fine di marzo,
di quelle che pare annunzino l’estate; disegnavo e sicco-
me era anche caldo, avevo aperta la finestra dello stu-
dio.
— È tardi, — disse entrando la signora Fairfax, — e
sono contenta di aver ordinato il pranzo per le sette e
non per le sei, come voleva il signor Rochester. Ho
mandato John al cancello per vedere se scorgeva una co-
mitiva sulla via di Millcote.
Si affacciò alla finestra.
— Eccolo che torna, — disse. — Ebbene, John, che
notizie ci sono?
— Vengono, signora. Saranno qui fra dieci minuti.
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