Page 240 - Jane Eyre
P. 240
Ciò che sopratutto mi stupiva, si era che in casa nes-
suno pareva badare alle consuetudini di Grace, nessuno
domandava che cosa facesse lassù, nessuno compiange-
vala della solitudine e dell'isolamento.
Un giorno afferrai un brano di conversazione fra Leah
e una delle donne a giornata.
Parlavano di Grace; Leah disse qualcosa che non ca-
pii e l'altra rispose:
— Sarà certo pagata bene?
— Sì, — rispose Leah, — vorrei esser pagata come
lei, benché non possa lagnarmi. Abbiamo buoni salarii a
Thornfield, ma la Poole ha cinque volte più di me; ogni
trimestre va a portare il denaro alla Banca di Millcote, e
avrà certo messo da parte tanto da far vita indipendente.
Ma credo che non voglia smettere di lavorare, perché è
forte e capace, e non ha ancora quarant'anni.
— È una brava donna?
— Nessuna è più abile di lei per quello che deve fare,
— rispose Leah in tono significativo. — Non tutti po-
trebbero fare quel che fa anche per denaro.
— Oh! per questo no. Mi meraviglio che il padrone....
Leah si accorse che ero presente, e allora fece cenno
alla compagna di tacere, e questa aggiunse a voce bassa:
— Non lo sa la signorina Eyre?
Leah crollò la testa, e la conversazione cessò.
Da quella però avevo ricavato che a Thornfield c'era
un mistero che non dovevo conoscere.
La sera prima del giovedì tutti i preparativi erano ter-
minati, i vasi erano pieni di fiori, i mobili lucenti e nella
242