Page 230 - Jane Eyre
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Ella alzò gli occhi su di me e disse:
              — Che cosa avete, signorina? le dita vi tremano e
           avete le guance rosse come ciliege.
              — Ho caldo, Adele, perché mi sono abbassata.
              Ella continuò a disegnare e io a meditare.
              Cercavo di scacciare dalla mente il pensiero che vi si
           era annidato su Grace Poole; mi disgustava.
              Mi confrontai con lei e vidi che eravamo ben diverse.
              Bessie mi aveva detto che parevo una signora, ed era

           vero.
              Ora ero meglio che quando Bessie mi aveva veduta:
           più grassa, più fresca, più animata, perché avevo speran-
           ze più vaste e godimenti più vivaci.
              — È già notte, — dissi, guardando verso la finestra,
           — non ho sentito né il passo né la voce del signor Ro-
           chester oggi, ma lo vedrò certo in serata.
              La mattina temevo quell'incontro, ma ora lo desidera-
           vo, ed ero impaziente di vederlo.
              Adele mi lasciò per andare a baloccarsi con Sofia, e
           io aspettavo sempre che Leah mi dicesse di scendere dal
           padrone.
              Leah comparve alla fine, ma solamente per dirmi che
           il tè era pronto nella stanza della signora Fairfax.
              Vi andai, felice di scendere per sentirmi più vicina al
           signor Rochester.
              — Dovete aver bisogno di prendere il tè, — mi disse
           la buona signora. — Avete mangiato così poco a desina-
           re; avete il viso di febbricitante.
              — Sto benissimo, — risposi.


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