Page 217 - Jane Eyre
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La natura, almeno credo, avevagli dato tendenze mi-
gliori, principii più eletti, gusti più puri di quelli che le
circostanze e la sorte incoraggiarono in lui.
Credo che possedesse buoni materiali, sciupati per il
momento.
Debbo confessare che il suo dolore mi affliggeva e
che avrei dato molto per addolcirlo.
Ero andata a letto e avevo spenta la candela; però non
potevo dormire e pensavo sempre alla espressione del
volto di lui, quando si era fermato nel viale, e, come di-
ceva, il destino avevalo sfidato ad esser felice a Thorn-
field.
— E perché non sarebbe felice qui? — domandai a
me stessa. — Che cosa lo allontana da questa casa? La
lascierà presto? La signora Fairfax mi ha detto che non
vi stava mai più di quindici giorni, e ora sono due mesi
che vi è. Se parte, quale triste cambiamento! Se va via
per la primavera, l'autunno e l'estate, il sole e le belle
giornate non potranno portarvi nessuna allegria nella
villa.
Non so se mi addormentassi o no; ma a un tratto sen-
tii sopra alla testa un mormorio vago, strano e lugubre,
che mi scosse.
Avrei desiderato un lume, perché la notte era scura e
mi sentivo oppressa.
Mi alzai e, sedutami sul letto, porsi ascolto, ma il ru-
more era cessato. Cercai allora di riaddormentarmi, ma
il cuore mi batteva con violenza, e la mia tranquillità in-
terna era svanita.
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