Page 216 - Jane Eyre
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In certi momenti lo consideravo più come un amico
che come un padrone.
Però era, talvolta, imperioso, ma vedevo bene che
non lo faceva apposta.
Questo nuovo interessamento aggiunto alla mia vita
mi rendeva così felice, così riconoscente, che cessai di
desiderare una famiglia; i vuoti della mia esistenza si
riempirono, la mia salute se ne risentì, ed acquistai forza
e vigore.
Era sempre brutto ai miei occhi, il signor Rochester?
La gratitudine e certe dolci e aggradevoli associazioni
d'idee facevano sì che non mi piacesse nulla più del suo
volto.
La sua presenza in una stanza era più confortante per
me che un buon fuoco.
Però non aveva dimenticato i suoi difetti, non poteva
dimenticarli.... e mi apparivano continuamente.
Era orgoglioso, sardonico, duro per ogni sorta d'infe-
riorità.
Nel fondo del cuore sentivo che la sua grande bontà
per me era controbilanciata da una ingiusta severità per
gli altri; era inoltre capriccioso e bizzarro.
Più di una volta, quando mi mandava a chiamare per
leggere a voce alta, lo avevo trovato solo, seduto nella
biblioteca, con le braccia incrociate, e, nell'alzar la testa,
scorgevo sui suoi tratti un'espressione cupa e quasi catti-
va, ma credevo che la sua durezza, la sua bizzarria e le
sue colpe passate provenissero da qualche grande sven-
tura.
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