Page 211 - Jane Eyre
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— Sì, avevo dimenticato Celina, — disse. — Ebbene,
           quando vidi la mia maga scortata da un cavaliere, il vec-
           chio serpente della gelosia, mi s'insinuò sibilando nella
           sottoveste e mi ferì al cuore. È strano, — esclamò inter-
           rompendosi, — è strano che scelga per confidente di tut-
           to questo una ragazza; ed è più strano ancora che voi mi
           ascoltiate tranquillamente, come se fosse la cosa più na-
           turale di questo mondo che un uomo come me racconti
           la storia delle sue amanti a una ragazza semplice e ine-

           sperta come voi; ma questa intima singolarità spiega la
           prima; con quell'aria grave, prudente e savia, voi avete
           le qualità di una confidente. Del resto so con quale spiri-
           to, il mio è entrato in comunione; è uno spirito a parte,
           sul quale il contagio del male non avrà presa. Per fortu-
           na non voglio nuocere a quello spirito o anche se voles-
           si, non potrei; le nostre conversazioni sono utili; non
           posso contaminarvi, e voi mi purificate.
              Dopo questa digressione, continuò:
              — Rimasi sul balcone, pensando che sarebbero venuti
           nel salottino, e volli preparare loro una imboscata.
              "Tirai la tenda, lasciando soltanto una piccola apertu-
           ra per potere osservare, accostai la persiana, senza chiu-
           derla, per udire le parole sommesse degli innamorati,
           poi mi sedei mentre la coppia entrava.
              "L'occhio mio era fisso sull'apertura; la cameriera di
           Celina entrò e accese un lume; vidi allora i due amanti.
           Celina era raggiante di seta e di gioielli; i miei doni,
           senza dubbio; il suo compagno portava l'uniforme di uf-
           ficiale, e lo riconobbi; era il visconte***, uomo giovane


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