Page 210 - Jane Eyre
P. 210

— Mentre tacevo, signorina Eyre, regolavo un conto
           col mio destino; ero là, accanto al tronco di quel frassi-
           no, come una delle streghe che apparirono a Macbeth
           sulle eriche delle Forres. "Voi amate Thornfield," mi di-
           ceva alzando il dito; ed ella scriveva nell'aria un ricordo
           che andava ad imprimersi in lugubri geroglifici sulla
           facciata della villa; "amatelo, se potete, amatelo, se osa-
           te! — Sì, l'amerò, — ho risposto. — Oso amarlo!
              E aggiunse con violenza:

              — Manterrò la parola, infrangerò gli ostacoli  che
           m'impediscono d'esser felice e buono; sì buono; vorrei
           esser migliore che per il passato.
              “Come la balena di Giobbe, che spezza la lancia e il
           dardo, così ciò che gli altri considerano come barriera di
           ferro, cadrà sotto la mia mano come pallio o legno putri-
           do.
              In quel momento Adele gli gettò il volano fra le gam-
           be.
              — Allontanati, bambina, e va a baloccarti con Sofia,
           — le disse duramente.
              Poi continuò a camminare con silenzio.
              Cercai di richiamarlo al discorso interrotto doman-
           dandogli:
              — Lasciaste il terrazzo quando entrò la signorina Va-
           rens?
              Mi aspettava a essere sgridata per quella domanda in-
           tempestiva, ma invece uscendo dalla meditazione, volse
           lo sguardo su di me e la fronte parve che si rischiarasse.




                                         212
   205   206   207   208   209   210   211   212   213   214   215