Page 202 - Jane Eyre
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Pareva che parlasse a un essere visibile a lui solo; poi
           incrociò le braccia sul petto come se volesse abbracciar-
           lo.
              — Ora, — continuò rivolgendosi a me, — ho ricevu-
           to il pellegrino; credo che sia una divinità travestita; il
           mio cuore era carnale, ora è divenuto un reliquiario.
              — Per dir la verità, signore, non vi capisco; non pos-
           so continuare questa conversazione, perché non è alla
           mia portata. So una cosa sola: che non siete buono come

           vorreste essere e che vi dolete della vostra imperfezione.
           Non ho capito altro che le macchie del vostro passato
           erano una tortura per voi. Mi sembra che facendo atto di
           volontà, sareste presto degno della vostra approvazione,
           e che se fin da questo momento faceste proposito di mo-
           dificare atti e pensieri, in capo a qualche anno avreste
           un passato puro, che potreste guardare con gioia.
              — Ben pensato e ben detto, signorina Eyre, in questo
           momento lastrico l'inferno di buone intenzioni.
              — Signore?
              — Sì, prendo buone risoluzioni che credo salde come
           il bronzo. I miei atti saranno diversi dal passato.
              — E migliori?
              — Sì, migliori. Pare che dubitiate di me, eppure io
           non dubito; conosco lo scopo ed i motivi e dichiaro che
           quello e questi sono rotti. Creo una legge inalterabile.
              — Non lo sono perché avete bisogno di leggi nuove.
              — V'ingannate; le combinazioni e le circostanze ec-
           cezionali richiedono leggi speciali.




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