Page 191 - Jane Eyre
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— La signorina Eyre è qui? — domandò il padrone
alzandosi un poco dalla poltrona, che occupava accanto
al fuoco e guardando verso di me. — Ebbene, venite a
sedervi. — Non mi piace il chiacchierio dei bimbi, non
saprei passare una serata con un di loro. Non allontanate
la vostra seggiola, signorina Eyre; lasciatela dove l'ho
messa, così. Non voglio certe gentilezze; io le dimentico
sempre e non mi piacciono, come non mi piacciono le
vecchie signore d'ingegno limitato. Però bisogna che
faccia venir la mia; è una Fairfax, o almeno ha sposato
un Fairfax e non devo trascurarla.
Sonò e chiese della signora Fairfax, che venne subito
con la calza.
— Buonasera, signora, — le disse. — Vi chiedo un
favore. Ho proibito a Adele di parlarmi del dono che le
ho fatto, vedo che ne ha una gran voglia; abbiate la cor-
tesia di servirle di interlocutrice, non avrete mai fatto un
atto di carità più vera.
Infatti Adele appena ebbe veduto la vedova, la chia-
mò e le mise in grembo l'avorio, la porcellana e tutto ciò
che conteneva la scatola, esprimendo la sua gioia con
frasi monche, perché parlava male inglese.
— Ora, — disse il signor Rochester, — ho compiuto i
miei doveri di padrone di casa e posso pensare a diver-
tirmi. Signorina Eyre, accostate la vostra seggiola; siete
troppo lontana e non posso vedervi senza scomodarmi,
cosa che non voglio fare.
Feci ciò che mi diceva benché avrei preferito di star-
mene un poco addietro, ma il signor Rochester aveva un
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