Page 178 - Jane Eyre
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Il signor Rochester continuò a star fermo come una
           statua.
              La signora Fairfax credè che qualcuno almeno doves-
           se essere amabile, e incominciò a parlare dolcemente,
           ma volgarmente come al solito, compiangendolo per il
           tanto da fare che aveva avuto nella giornata e per il do-
           lore che doveva soffrire, esortandolo alla pazienza.
              — Signora, vorrei il tè, — rispose egli.
              La vedova suonò subito, e quando fu portato il vasso-

           io diedesi ad accomodar le tazze e i cucchiaini con at-
           tenzione sollecita.
              Adele e io ci avvicinammo alla tavola, e il padrone
           lasciò il letto di riposo.
              — Volete porgere questa tazza al signor Rochester?
           — mi disse la signora.
              Feci quanto ella mi chiedeva.
              Quando egli prese la tazza dalle mie mani, Adele gli
           domandò, credendo il momento opportuno:
              — Non è vero, signore, che nel vostro cofanetto c'è
           un regalo per la signorina Eyre?
              — Chi parla di regali? — domandò egli con aspetto
           irato. — Vi attendevate un regalo, signorina Eyre? Vi
           fanno piacere i regali?
              Egli mi esaminava intanto con certi occhi che mi par-
           vero cupi, irritati e penetranti.
              — Non so, signore; non posso parlarne per esperien-
           za. Generalmente un regalo fa piacere.
              — Generalmente; ma voi che cosa ne pensate?




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