Page 172 - Jane Eyre
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— Scusatemi, — aggiunse, — è la necessità che mi
           costringe a servirmi di voi.
              Egli posò una mano sulla mia spalla e appoggiandovi-
           si forte giunse al cavallo, che afferrò subito e saltò in
           sella facendo una smorfia orribile, perché il movimento
           avevalo fatto soffrire.
              — Ora, — disse, liberando il labbro inferiore dalla
           pressione dei denti, — datemi il frustino, che è là sulla
           siepe.

              Lo cercai e glielo porsi.
              — Vi ringrazio. Andate presto a impostar la lettera a
           Hay e tornate subito.
              Egli spronò il cavallo, che saltò e poi partì al galoppo;
           il cane lo seguì e tutti e tre sparirono.
              Ripresi il manicotto e continuai la strada.
              L'avventura era terminata, non era un romanzo e non
           aveva nulla di molto interessante, ma aveva rotto la mo-
           notonia della mia vita e mi bastava.
              Eppoi una nuova figura era come un nuovo ritratto
           nella mia galleria e questa figura differiva da tutte le al-
           tre, prima di tutto perché era quella di un uomo, poi per-
           ché era cupa e forte.
              L'avevo davanti agli occhi quando entrai a Hay e
           quando tornai a Thornfield.
              Il ritorno in casa mi dispiaceva. Oltrepassare le parti
           del castello significava riprendere le catene della mia
           monotona esistenza, di cui non potevo apprezzare i van-
           taggi.




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