Page 168 - Jane Eyre
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Io lo seguii, e trovai il cavaliere che cercava di libe-
rarsi dal cavallo.
Faceva sforzi così potenti, che dimostravano com'egli
non si fosse fatto molto male.
Ma, nell’accostarrni a lui, gli domandai nonostante:
— Siete ferito, signore?
Mi parve che bestemmiasse, ma non ne son sicura;
però brontolò qualche parola che gl'impedì di risponder-
mi subito.
— Che cosa posso fare per aiutarvi? — continuai.
— Mettetevi da parte, — mi disse alzandosi in ginoc-
chio e poi in piedi.
Allora incominciò un'operazione difficile, rumorosa,
accompagnata da un abbaiare del cane così forte, che fui
costretta ad allontanarmi un poco, ma non volli andar-
mene prima che l'avventura non fosse terminata.
Ed ebbe una soluzione felice.
Il viaggiatore potè fare alcuni passi per accertarsi che
il piede e le gambe erano illesi, ma questo sforzo gli
fece provare un gran dolore, perché si sedè sulla scalet-
ta.
Intanto aveva calmato il cane, dicendogli:
— Qua, Pilato!
Pare che quel giorno io fossi in vena di rendermi uti-
le, o almeno di esser compiacente, perché, accostandomi
di nuovo al viaggiatore, gli dissi:
— Se siete ferito, signore, posso andare a cercar qual-
cuno a Thornfield o a Hay.
— Grazie, non ho nulla di rotto, si tratta di una storta.
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