Page 163 - Jane Eyre
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Qualche volta era agitata fino alla sofferenza per quel
           bisogno di moto.
              Allora il mio solo sollievo consisteva nel passeggiare
           nel silenzioso corridoio del terzo piano seguendo con la
           mente la bella visione che l'allietava e sentendo il turba-
           mento che mi agitava il cuore e che pure era vita.
              Ma preferivo ancora di ascoltare un racconto creato
           dalla mia immaginazione che non finiva mai e che essa
           mi ripeteva sempre, di riempirlo di vita, di fuoco e di

           sentimento, un racconto che comprendeva tutte le cose
           ardentemente desiderate o che non trovavo nella mia
           esistenza presente.
              Il riposo non fa gli uomini felici; occorre loro l'azione
           e se non possono esercitarla, la creano. Milioni e milioni
           sono condannati a una vita più tranquilla della mia e mi-
           lioni si ribellano in silenzio alla loro sorte.
              Nessuno suppone quante rivolte, oltre quelle politi-
           che, fermentino nella massa di esseri viventi, che popo-
           lano la terra.
              Si suppone che le donne sieno generalmente calme;
           ma le donne sentono come gli uomini, hanno bisogno,
           come essi, d'esercitare le loro qualità, occorre loro un
           campo più vasto per estrinsecarle.
              Sono ciechi gli uomini quando assicurano che le don-
           ne debbono limitarsi a far puddings, a far calze, a sonare
           il pianoforte e a ricamare.
              Quando ero così sola nel corridoio, udivo spesso le ri-
           sate di Grace Poole, sempre le stesse risate che mi ave-




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