Page 165 - Jane Eyre
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Il terreno era duro, l'aria tranquilla e la strada solita-
           ria.
              Camminai presto finché non mi fui riscaldata, poi ral-
           lentai il passo per meglio godere ed analizzare il mio
           godimento.
              Le tre erano suonate all'orologio della chiesa, quando
           passai sotto al campanile.
              Quel momento della giornata aveva per me una gran-
           de attrattiva, perché l'oscurità già incominciava e i palli-

           di raggi del sole scendevano lentamente sull'orizzonte.
              Ero a un miglio da Thornfield, in un sentiero rinoma-
           to per le rose selvatiche in estate, per le nocciuole e le
           more in autunno, e dove ancora si vedevano i frutti rossi
           del biancospino sulle siepi; ma in inverno, la vera attrat-
           tiva di quella strada consisteva nella calma completa,
           nella completa solitudine.
              Se tirava vento, lì non si sentiva, perché tutti gli alberi
           erano nudi e muti come le pietre bianche, che selciavano
           la via.
              In distanza non si vedevano altro che campi, dove il
           bestiame non andava più a pascolare, e se di tanto in
           tanto si vedeva svolazzare sulle siepi un uccellino scuro,
           si credeva di vedere un'ultima foglia morta, che aveva
           dimenticato di cadere.
              La via saliva fino a Hay. Giunta a metà, mi sedei sui
           gradini di una scaletta che conduceva a un campo, mi
           avvolsi nel mantello e nascosi le mani nel manicotto,
           perché il freddo era intenso.




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