Page 166 - Jane Eyre
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Dal posto dov'ero seduta, scorgevo Thornfield, che,
così scura, era l'oggetto più saliente della valle; e all'est
vedevo i boschi, ove si nascondevano le cornacchie.
Guardai quello spettacolo finché il sole non scompar-
ve dietro agli alberi, circondato di raggi rossi; allora mi
volsi verso ovest.
La luna sorgeva sulla vetta di una collina, pallida an-
cora come una nube, ma divenendo di momento in mo-
mento più brillante.
Ella dominava Hay, che, a metà nascosta fra gli albe-
ri, mandava in aria il fumo azzurrognolo dei suoi cami-
ni.
Ero distante dal paese ancora un miglio, eppure in
quel silenzio completo distinguevo i rumori, sentivo il
mormorio dei ruscelli scorrenti in quella valle.
A quale profondità? Non lo sapevo, ma al di là di Hay
vi erano molte colline e vi dovevano essere anche corsi
d'acqua.
Un rumore improvviso coprì quei mormorii chiari,
ma lontani; uno scalpitìo, un suono metallico. Era il ru-
more prodotto dal passo di un cavallo sulla via.
Le sinuosità della strada me lo nascondevano ancora,
ma sentivo che si avvicinava.
Stavo per lasciare il mio posto, ma, siccome il sentie-
ro era strettissimo, attesi che il cavallo fosse passato.
Quando vidi avvicinare il cavallo, al mio spirito, che
era sempre pieno dei racconti fantastici dell'infanzia,
tornò una fola di Bessie, nella quale figurava uno spirito
del nord dell'Inghilterra, chiamato Gytrash.
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