Page 157 - Jane Eyre
P. 157

— È la sala da pranzo; ho aperto la finestra per farvi
           entrare un po' d'aria. Le stanze disabitate sono umide
           come cantine; nel salotto c'è un forte odore di muffa.
              Mi accennò un'area corrispondente alla finestra, chiu-
           sa da una portiera pure rossa, che era sollevata.
              Salii due gradini e vidi una sala che, per i miei occhi
           di novizia, era un vero incanto, eppure era soltanto un
           grazioso salotto, con uno più piccolo accanto.
              Tutti e due avevano tappeti bianchi, sui quali pareva

           che fossero state sparse ghirlande di rosa. I soffitti erano
           ornati di grappoli d'uva, e di foglie di vite, di una bian-
           chezza nivea, che faceva contrasto con i mobili rossi.
              Vasi scintillanti di Boemia, di un rosso vermiglio, fa-
           cevano risaltare il marmo del caminetto; fra le finestre
           erano collocati grandi specchi, nei quali si rifletteva
           quest'insieme di neve e di fuoco.
              — Come tenete in ordine queste stanze, signora Fair-
           fax! I mobili non sono coperti, eppure non c'è polvere.
           Se non fosse per l'umidità, si crederebbero abitate.
              — Signorina mia, benché le visite del signor Roche-
           ster sieno rare, giungono però sempre inattese; quando
           torna non gli piace di trovare i mobili coperti, né di ve-
           der la gente affaccendata, per questo cerco di tener sem-
           pre in ordine la casa.
              — È forse esigente e tirannico il signor Rochester?
              — No, ma ha i gusti e le consuetudini di un signore e
           vuole che così sia tenuta la sua casa.
              — Gli volete bene? È generalmente amato?




                                         159
   152   153   154   155   156   157   158   159   160   161   162