Page 156 - Jane Eyre
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Dopo la colazione ci ritirammo nella biblioteca, dove,
secondo gli ordini del signor Rochester, dovevo dar le
lezioni a Adele.
Tutti gli armadi dei libri erano chiusi, meno uno che
conteneva opere elementari, romanze, alcuni volumi di
letteratura.
Aveva supposto che questo dovesse bastare a una isti-
tutrice.
Da un lato vi era un pianoforte nuovo e di eccellente
fabbrica, due cavalletti e le sfere.
Adele era un'alunna docile, ma era difficile di fermar-
ne l'attenzione.
Non era assuefatta ad occupazioni regolari e credei
inutile di trattenerla troppo in principio.
Così, dopo averle parlato a lungo e averle dato alcune
righe da imparare, le permisi di tornare dalla bambinaia,
e salii per prendere le matite con l'intenzione di disegna-
re fino all'ora di pranzo.
— La lezione della mattina è terminata? — mi do-
mandò la signora Fairfax da una stanza di cui la porta
era aperta.
Vi entrai, e vidi allora un salotto magnifico con un
grande tappeto turco. I mobili e le tende erano rosse e le
pareti rivestite di noce, e le sculture del soffitto erano
degne di una dimora signorile.
La signora Fairfax spolverava due vasi di porfido
orientale, posati sulla credenza.
— Che bella stanza! — esclamai, guardando intorno.
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