Page 149 - Jane Eyre
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Come mi parve gaia la mia camera, quando il sole,
brillando attraverso le tende turchine della finestra, mi
fece scorgere le pareti coperte di carta a fiori e un tappe-
to steso sul pavimento!
Non potei a meno di paragonare quella camera con
l'altra di Lowood con le assi per terra, e i muri anneriti.
Le cose esterne colpiscono vivamente in gioventù.
Pensai che una lieta fase della vita stava per incomin-
ciare per me, nella quale vi sarebbero stati forse dolori,
ma anche gioie; non posso dire che cosa sperassi, ma
certo qualcosa di felice in un tempo se non prossimo, al-
meno lontano.
Mi alzai e mi vestii con cura; non possedevo nulla di
bello, ma avevo una grande tendenza per la pulizia.
Non ero nemica dell'apparenza e neppure incurante
dell'impressione che producevo; al contrario desideravo
di piacere per quanto me lo permetteva la mia mancanza
di bellezza.
Qualche volta mi dispiaceva di non esser più grazio-
sa; sentivo che era penoso di esser così piccina, così pal-
lida, di avere i tratti così irregolari e marcati.
Perché quel desiderio e quei rimpianti? Non me ne
rendevo conto neppure io, eppure aveva una ragione lo-
gica e naturale.
Però quando mi ebbi lisciati bene i capelli e mi fui
messa il vestito nero, che non aveva il merito di esser
fatto bene, e mi fui accomodata la sciarpa bianca parve-
mi di esser degna di presentarmi alla signora Fairfax e
alla mia nuova alunna, senza che ispirassi loro antipatia.
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