Page 144 - Jane Eyre
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nemmo due buone ore per via. Alla fine si volse e mi
disse:
— Ora siamo poco distanti da Thornfield.
Guardai di nuovo dallo sportello. Passavamo davanti
a una chiesa. Vidi disegnarsi sul cielo delle torri basse e
larghe e sulla vetta di una collina una fila di lumi. Dieci
minuti dopo il cocchiere scendeva per aprire due grandi
porte, che si chiusero dietro a noi.
Salimmo lentamente una collina e giungemmo davan-
ti alla casa.
Si vedevano brillare i lumi dietro la tenda di una fine-
stra bifora; tutto il resto era nel buio.
La carrozza si fermò davanti alla parte centrale, che
fu aperta da una donna di servizio; scesi ed entrai in
casa.
— Di qui, signora, — mi disse la donna e fecemi tra-
versare una stanza quadra, circondata da porte altissime,
poi m'introdusse in una camera illuminata dal fuoco e
dalle candele.
Rimasi abbacinata perché da più ore ero al buio.
Quando potei vedere ciò che mi circondava, un quadro
piacevole si presentò ai miei occhi.
Ero in una piccola stanza. Accanto al fuoco era collo-
cata una tavola rotonda; su un seggiolone di forma anti-
ca, stava seduta la più graziosa e simpatica signora che
si possa immaginare. Portava una berretta da vedova, un
vestito di seta nera e un grembiule di mussolina bianca.
Così appunto mi ero figurata la signora Fairfax, ma
non con quel dolce sguardo.
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